Il successo dei corridori degli altipiani africani sta ormai andando avanti da alcune decine di anni e sembra essere sempre più schiacciante, nessuno sa spiegare con esattezza il motivo di tale supremazia e spesso sui campi gara si sentono le teorie più disparate. C’è chi dice che semplicemente si allenino di più e più duramente, chi dice che abbiano più motivazione, o ancora che il vantaggio sia dato dall’allenarsi in quota, oppure da una genetica migliore. Personalmente non mi piacciono molto le teorie basate sulle opinioni e visto che gli scienziati di tutto il mondo si sono interessati da tempo a questo fenomeno, vediamo di fare un po’ di chiarezza sull’argomento.
Il dominio degli atleti kenyani ed etiopi in primis non ha eguali al mondo in nessun altro sport, pensate che prendendo in considerazione i migliori atleti mondiali della storia della maratona, il primo runner che troviamo, con origini non africane, è il norvegese Sondre Moen, che con 2h05’50” detiene la 92^ prestazione di sempre, davanti a lui solo Africa, con Kenya ed Etiopia a farla da padroni con ben 82 atleti.
Ma cosa li rende davvero così adatti alla corsa?
Per capirlo dobbiamo partire dall’identificare i parametri principali che definiscono la performance in un corridore, che sono: il VO2max, la frazione utilizzata di questo VO2max e l’economia di corsa.
In prima battuta le ricerche si sono concentrate sui primi due parametri, che sono legati al sistema cardio-respiratorio, i parametri degli atleti africani si sono rivelati naturalmente molto buoni, ma sorprendentemente molto simili a quelli degli atleti europei, sia per quanto riguarda il massimo consumo di ossigeno, che per quanto riguarda la frazione di esso utilizzata. Altri studi sono andati invece ad analizzare la proporzione di fibre rosse, quelle utilizzate maggiormente nelle gare di endurance, all’interno dei muscoli, anche questa volta i dati sono risultati molto simili fra atleti africani ed europei. Altri gruppi di ricerca si sono poi concentrati sul sistema polmonare, basandosi sulla teoria che vivere per più generazioni in altitudine potrebbe portare dei vantaggi in questo senso, anche qui però dai dati rilevati è stato escluso che il sistema polmonare dei keniani possa portare ad avere un vantaggio nella corsa.
I ricercatori si sono dovuti quindi orientare su altri aspetti e qui inizia la parte davvero interessante.
Si è teorizzato che grazie ad un arto inferiore molto lungo rispetto al corpo, sottile e quindi più leggero, ci si possa aspettare che i runners dell’est Africa abbiano un’economia di corsa eccellente e di conseguenza performance superiori, grazie al fatto che la minor massa che è necessario spostare ad ogni passo renda la corsa più efficiente. Pensate infatti che l’aggiunta di un kg sulle scarpe porta ad un incremento del costo energetico della corsa di circa il 10%, un’enormità, che ci permette di capire quanto possa influire qualche etto di peso in eccesso o in difetto, a livello delle gambe, sulla prestazione atletica. Gli studi eseguiti sembrano confermare questa teoria, questi atleti mostrano circonferenze di coscia, polpaccio e caviglia molto ridotte, il che sembra giustificare un minor dispendio energetico durante la corsa. Tuttavia queste caratteristiche sono presenti anche in altre popolazioni, che invece non eccellono in questo sport.
Un’altra caratteristica propria di questi atleti è che presentano un complesso tendine d’achille-polpaccio di forma e dimensioni particolari (più lungo rispetto agli europei), che sembra favorire l’accumulo ed il rapido rilascio di energia elastica durante la fase di contatto del piede al terreno, che risulta a sua volta molto rapida. Un maggior accumulo di energia elastica da parte del tendine richiederebbe infatti un minor lavoro muscolare a parità di velocità. Questa migliore efficienza del ciclo di allungamento-contrazione andrebbe a spiegare un’altra parte del risparmio energetico della corsa dei keniani.
Concludendo, abbiamo visto come VO2max, la sua frazione di utilizzo e l’economia di corsa siano fattori cruciali per ottenere prestazioni mondiali nella corsa di media-lunga distanza. I corridori dell’est Africa presentano una combinazione unica di questi fattori, che li rende particolarmente adatti a questa attività. Ciò che appare chiaro è che la loro economia di corsa sia migliore rispetto a quella degli atleti caucasici, favorita, almeno in parte, dalle loro caratteristiche fisiche e dalle misure antropometriche dell’arto inferiore. Nonostante siano necessari ulteriori studi per chiarire meglio l’argomento, soprattutto su atleti di alto livello, grazie alle evidenze attuali sembra che il dominio africano sia in buona parte determinato dal minor dispendio energetico durante la corsa, piuttosto che dall’altura o da parametri fisiologici migliori.
Ricordandovi che quanto detto non è la mia opinione, ma è basato su studi scientifici condotti da ricercatori internazionali, spero di avervi dato qualche spunto interessante per argomentare le vostre opinioni su questo fatto, di cui spesso si dibatte sui campi gara, nella maggior parte dei casi affidandosi solo alle proprie opinioni e convinzioni. Per farlo inizia condividendo questo video con i tuoi amici.
Bibliografia
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